Obesità: come siamo messi in Italia? | Studi Medici Batini
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Endocrinologia e obesità: come siamo messi in Italia?

 

Siamo fatti per muoverci e anche se non dobbiamo più fuggire dai predatori o rincorrere il pranzo, avere una vita attiva è fondamentale per la nostra salute, sia fisica che mentale.

Ad ottobre sulla nostra pagina Facebook abbiamo condiviso un articolo sul progetto La Prevenzione sCorre in Italia per la promozione della cultura della prevenzione cardiovascolare attraverso il movimento e uno stile di vita sano. Oggi vogliamo affrontare l’argomento vita sana da un altro punto di vista, quello della prevenzione dell’obesità riallacciandoci al World Obesity Day dell’11 ottobre scorso. L’obesità se non viene trattata è responsabile di una significativa percentuale di malattie tra cui quelle cardiache, il diabete, le malattie epatiche e molti tipi di cancro.

In Italia, secondo i dati più recenti elaborati dall’Osservatorio nazionale sulla salute, oltre un terzo della popolazione adulta (35,3%) è in sovrappeso, mentre una persona su dieci è obesa (9,8%). Si possono riscontrare differenze tra le regioni italiane e tendenzialmente quelle meridionali presentano una prevalenza più alta di persone maggiorenni obese e in sovrappeso rispetto alle regioni settentrionali.

Il dato preoccupante è la fascia di età in cui si registrano percentuali più alte di persone in eccesso di peso: tra i 65-74 anni, sia per gli uomini che per le donne (uomini 52,6% e 16,0%, donne 40,3% e 14,8%, rispettivamente in sovrappeso e obesi), ovvero proprio quando il rischio di complicanze diventa più difficile da gestire rispetto a una persona giovane.

Il rischio riguarda anche i bambini che risultano in sovrappeso per il 21,3% e obesi per il 9,3%. In estrema sintesi un bambino su tre (30,6%) ha un peso superiore alle soglie raccomandate per la sua età.

Oltre alle ovvie preoccupazioni sul nostro stato di salute, si stima che il costo dell’obesità sia pari all’1,8% della spesa sanitaria nazionale. In pratica, tra costi diretti e indiretti, si tratta di circa 300 euro a cittadino all’anno.

Le buone notizie

Dati preoccupanti che, per fortuna, hanno avuto un riscontro positivo: in Italia abbiamo iniziato a prestare più attenzione all’alimentazione con una decisiva svolta salutista nello scegliere cosa mettere in tavola. Secondo un’indagine di Coldiretti/Ixè, divulgata proprio ad Ottobre in occasione dell’Obesity Day, quasi un italiano su quattro (24%) è stato a dieta per dimagrire nell’ultimo anno grazie anche alle attività di educazione alimentare portate avanti nelle scuole.

Inoltre, proprio a Pisa, uno studio dell’Ifc-Cnr insieme all’Università del Texas ha scoperto come un farmaco per il diabete non aumenti solo il metabolismo dell’insulina, ma anche quello delle aree cerebrali coinvolte nei meccanismi di controllo di fame e sazietà, regolando la risposta dell’appetito.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Diabetes dimostra come il cervello svolga un ruolo significativo nell’insorgenza del diabete e dell’obesità: regola sia l’impulso della fame sia il modo in cui il cibo viene metabolizzato, aprendo nuovi scenari nella lotta a queste malattie. È qui anche che si ricollega il discorso iniziale sulla salute mentale: un’attività fisica regolare funge da antistress naturale con conseguenze positive su eventuali attacchi di fame e compensazioni.

Dobbiamo dunque ancora una volta ricordarci sempre dell’importanza di uno stile di vita sano e attivo che comprenda una dieta equilibrata (e in questo noi italiani siamo avvantaggiati avendo una dieta, quella mediterranea, invidiata da tutto il mondo) e un’attività fisica adeguata e regolare.